O Signore Gesù, che nella tua bontà concedesti la pienezza del sacerdozio al tuo servo fedele mons. Angelo Ramazzotti, scegliendolo q uale strumento delle Tue misericordie e angelo consolatore nelle diocesi di Milano, Pavia, Venezia, degnati di glorificarlo anche in terra - mentre lo speriamo già esultante in Cielo - concedendoci la grazia che ardentemente ti chiediamo ... Fa' che la tua Chiesa, che egli intensamente amò e servì pure con la fondazione di un Istituto per le Missioni estere, riconosca l'eroismo delle sue virtù e gli conceda la suprema glorificazione. Così sia. Chi ottenesse grazie per intercessione del Servo di Dio Mons. Angelo Ramazzotti è pregato di darne notizia al Postulatore Generale del PIME, via Guerrazzi n. 11 - 00152 Roma - Tel. 06.58.39.151. |
Vedi anche I profili dei nuovi padri del Pime che vengono ordinati in queste settimane e del fratello laico che a settembre emetterà la promessa definitiva
I giovani che saranno ordinati quest'anno sacerdoti come missionari del Pime sono Enock Bouba, Gianluca Capello e Naresh Gosala, oltre a padre Daniele Criscione, ordinato ad aprile, di cui abbiamo già parlato. A loro si aggiunge Alessandro Marangi, che emetterà la Promessa definitiva di aggregazione all'Istituto come fratello laico. Enock Bouba è nato il 2 settembre 1974 a Garga Limbona, nel nord Camerun, nella diocesi di Ngaoundéré, da una famiglia protestante. Ha quattro fratelli (di cui uno deceduto) e cinque sorelle (di cui tre decedute). Ha passato l'infanzia in affido a uno zio cattolico, senza figli, da cui è stato educato alla fede cattolica. Gradualmente è nato in lui il desiderio di entrare in seminario. Il parroco l'ha presentato al seminario minore di Ngaoundéré. Ha proseguito gli studi nel seminario maggiore di Maroua per la Filosofia e poi all'Università cattolica di Yaoundé, dove nel 2005 ha conseguito il Baccalaureato in Filosofia. Nel frattempo ha conosciuto i missionari del Pime e ha chiesto loro di essere accolto come seminarista. Non avendo ottenuto però il visto per l'Italia (era l'estate 2006), con il permesso del Superiore generale ha iniziato lo studio della Teologia a Yaoundé, recandosi nei fine settimana dai missionari del Pime, che lo hanno seguito. Al termine del primo anno di Teologia, nel settembre 2007, è riuscito a ottenere il visto ed è arrivato in Italia, nel seminario filosofico di Roma. Dopo l'apprendimento della lingua e il periodo di spiritualità, nel giugno 2009 è approdato al seminario di Monza. Il 9 maggio 2010 gli è stato conferito il Ministero del Lettorato, il 27 febbraio 2011 quello dell'Accolitato e il 29 settembre 2012, a Milano, è stato ordinato Diacono. Sarà ordinato sacerdote l'8 giugno, nel Duomo di Milano, dal cardinale Angelo Scola. Gianluca Capello è nato il 24 agosto 1975 a Carignano (To). Il papà è meccanico, ora in pensione, e la mamma casalinga. Ha una sorella sposata, con due figlie. Ha ricevuto un'educazione cristiana in famiglia. Ha conseguito nel 2003 il Diploma di Geometra. Svolto il servizio militare, ha lavorato per dieci anni come meccanico. Dopo aver condotto un'esistenza un po' lontana dalla Chiesa, si è riavvicinato alla pratica religiosa, inizialmente accostando la pietà popolare e la devozione mariana. A Sotto il Monte, nella casa natale di papa Giovanni, ha conosciuto il Pime. Padre Luigi Curnis lo ha seguito inizialmente dal punto di vista spirituale. Ha dunque frequentato un cammino vocazionale alla Casa del Pime a Villa Grugana, che lo ha portato a scegliere di diventare missionario. Padre Carlo Ghislandi lo ha presentato al Superiore regionale. Gianluca è entrato a ottobre 2006 nel seminario di Roma, dove ha svolto il Biennio filosofico e il periodo di spiritualità, emettendo la Promessa iniziale di Aggregazione all'Istituto a Roma, il 30 maggio 2009. A giugno è arrivato nel seminario di Monza. «Una delle sue caratteristiche più marcate è la simpatia», afferma il compagno seminarista Anaucélison Moreira. «Con il suo modo accogliente riesce a fare sentire a proprio agio le persone, anche se tiene al suo spazio di riservatezza, ragione per cui qualche volta appare anche "enigmatico". È un uomo di grandi idee ma soprattutto di preghiera, con un notevole spirito missionario, e sa valorizzare al meglio anche le esperienze fatte prima di entrare in seminario». Il 9 maggio 2010 gli è stato conferito il Ministero del Lettorato, il 27 febbraio 2011 quello dell'Accolitato e il 29 settembre 2012, a Milano, è stato ordinato diacono. Sarà ordinato sacerdote il 15 giugno, nella cattedrale di Torino, da monsignor Cesare Nosiglia. Naresh Gosala è nato l'8 novembre 1982 a Eluru, in Andhra Pradesh (India). La sua famiglia è cristiana; il papà è mancato nel novembre 2006 e la mamma è casalinga. Ha due fratelli (il maggiore è sposato), che vivono insieme alla mamma e lavorano. Dopo la maturità, Naresh ha partecipato al campo vocazionale del Pime ed è stato accolto, nel 2000, tra i candidati per l'anno propedeutico nel seminario minore di Eluru. In seguito è stato orientato all'università e, dal 2001 al 2004, ha studiato letteratura inglese rimanendo nell'ostello di Vijayawada. Dopo aver conseguito la Laurea breve, ha continuato gli studi filosofici per due anni e il periodo di spiritualità, nel seminario di Pune. Secondo il curriculum previsto per i seminaristi indiani del Pime, Naresh ha fatto un anno di esperienza lavorativa in un ufficio privato a Hyderabad. Il 25 marzo 2008 ha emesso la Promessa iniziale di aggregazione al Pime ed è stato ammesso tra i candidati al presbiterato, sempre a Pune. È arrivato due mesi dopo nel seminario di Monza. Un "carissimo compagno di seminario" ha paragonato Naresh alla pianta del sandalo, «da cui si ricava legno profumato, incenso, olio per le cerimonie religiose. Tu, che sei un artista, volevi che la liturgia fosse sempre bella, nella forma e nel contenuto. Inoltre sei uno che sa di avere bisogno dell'altro per realizzarsi, come il sandalo, che cerca nell'altro l'acqua e il sale necessari per dissetarsi e crescere». Il 9 maggio 2010 a Naresh è stato conferito il ministero del Lettorato, il 27 febbraio 2011 quello dell'Accolitato e il 29 settembre 2012, a Milano, è stato ordinato Diacono. Sarà ordinato sacerdote il 10 agosto, nella parrocchia di St. Michael a Eluru, da monsignor Mathew Cheriankunnel. Alessandro Marangi, infine, è nato il 20 maggio 1979 a Cernusco sul Naviglio (Mi). Il papà è impiegato, la mamma insegnante, entrambi ora in pensione. Ha un fratello e una sorella, sposati e con figli. La famiglia è sempre stata molto impegnata in parrocchia. Ha conseguito nel 1998 il Diploma di Perito industriale a Milano e, nel 2005, la laurea in Economia. Nell'ultimo periodo del percorso universitario ha frequentato il cammino vocazionale del Pime a Villa Grugana, con la conseguente scelta missionaria come laico. Nell'ottobre 2005 si è trasferito nella comunità formativa del seminario di Roma, frequentando l'Istituto di Catechesi e spiritualità missionaria presso la Pontificia Univrsità Urbaniana e ottenendo il Baccellierato in Scienze religiose. Dopo il periodo di spiritualità, ha emesso la Promessa iniziale di Aggregazione all'Istituto a Roma il 30 maggio 2009. Nel luglio 2009 si è recato per un periodo di studi negli Stati Uniti, quindi, ottenuto il visto, ha vissuto una prima esperienza missionaria in Bangladesh, dapprima a Dhaka e quindi a Dinajpur, lavorando presso la Novara Technical School, fino a giugno 2012. Da settembre 2012 ha risieduto presso il seminario del Pime di Monza. Emetterà la Promessa definitiva di Aggregazione all'Istituto nel settembre 2013. La missione del Pime, sulla scia di Benedetto XVI e di papa Francesco di Bernardo Cervellera9/5/2013 All'Assemblea generale del Pime si parlerà di missione ad gentes e di "nuova evangelizzazione"; di risveglio missionario per le Chiese di antica data (Italia, Usa, America Latina) e mezzi di comunicazione. Ma soprattutto, di risveglio della fede, secondo l'insegnamento di Benedetto XVI e di "uscire verso le periferie geografiche ed esistenziali", secondo l'invito di papa Francesco. Roma (AsiaNews) - Dal 5 al 29 maggio si terrà l'Assemblea generale del Pime, un incontro che avviene ogni sei anni, finalizzato all'elezione della nuova leadership dell'istituto e a tracciare le prospettive per il futuro. L'Assemblea verrà inaugurata con una veglia di preghiera aperta al pubblico presso la cappella del Pime, a Roma, in via F.D. Guerrazzi 11, alle ore 18 di domenica 5 maggio. Prima della fine del raduno è in programma anche un incontro con papa Francesco. Dal 5 maggio, e per almeno tre-quattro settimane, si tiene in Vaticano, presso il Ciam, l'Assemblea generale del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), che raduna la direzione generale, i superiori delle missioni, i delegati eletti dalle comunità: in tutto quasi una cinquantina di persone che avranno fra i momenti più importanti l'elezione del nuovo superiore generale e dei suoi quattro consiglieri che guideranno il Pime nei prossimi sei anni. Ma soprattutto, il raduno è una specie di cenacolo (o un piccolo conclave) in cui sacerdoti e laici consacrati da Asia, Africa, America raccontano quanto avviene alle loro latitudini dal punto di vista della missione e cercano di trarre indicazioni per comprendere i segni dei tempi e chiarire i passi da fare. Quali sono questi segni dei tempi? Anzitutto la situazione storica: un istituto nato 163 anni fa presenta diversi volti della missione: vi sono le missioni più "anziane", come la Cina, l'India, il Myanmar, che hanno generato diocesi, vocazioni e missionari a loro volta; ci sono le missioni più nuove per il Pime, come il Messico e l'Algeria; comunità in Paesi segnati dal crescente fondamentalismo islamico, o in quelli dove fa vittime la globalizzazione economica; in Paesi secolarizzati (Italia? Stati Uniti?) e in Paesi fervidi di religiosità. In tutti, il Pime è lanciato a mostrare che Gesù Cristo è il salvatore dell'uomo, senza del quale non si cresce in dignità e progresso, annunciandolo ai non cristiani e risvegliando alla missione le Chiese stabilite, aiutandole ad andare fuori dei loro confini geografici e culturali. Quasi senz'altro all'Assemblea generale si parlerà della missione ad gentes, verso i non cristiani, all'estero e della "nuova evangelizzazione" nei Paesi di origine; del tentativo di risvegliare alla missione universale le Chiese - come quella latinoamericana - ricche di vocazioni, ma che stantano ad abbracciare l'evangelizzazione fino ai confini del mondo, fino in Asia. Per il Pime, infatti, l'Asia è una "opzione preferenziale", dato che in questo continente vivono più dell'80% dei non cristiani del mondo. In questi anni è emerso sempre più che lo slancio missionario vive forse un momento di crisi o di rallentamento: l'inverno demografico nei Paesi occidentali, la "gelosia" di molte famiglie e vescovi a "tenersi" i propri figli o sacerdoti, ha diminuito il numero dei nostri missionari. In più, la crisi economica che segna tutto il mondo rende più difficile il reperimento di fondi che sostengono la carità nelle missioni per costruire e mantenere lebbrosari, scuole, aule di catechismo, cappelle, mezzi di comunicazione. Ma grazie a Dio, questa "crisi" è attraversata da altri due "segni dei tempi". Il primo è l'Anno della fede che stiamo celebrando e la testimonianza di amore a Cristo e alla missione che ha dato Benedetto XVI con il suo ritiro dal pontificato. Proprio nell'indire l'Anno della fede, egli ha detto: "Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato" (Porta Fidei, n. 2). Se occorre risvegliare la missione, è dunque necessario risvegliare la fede, non come oggetto di cose da credere, ma come l'incontro vivo con il Signore Gesù Cristo da cui viene la vita e la missione. L'incontro con Lui e la sua compagnia vissuta nella Chiesa abbracciano e rendono fecondi i momenti grandi e piccoli, i successi e i fallimenti, i risultati e la mancanza di risultati. L'altro "segno dei tempi" è papa Francesco che con la sua testimonianza di fede schietta e autentica avvicina alla Chiesa (a Cristo) persone lontane, dimentiche o perfino un tempo nemiche. Proprio lui, venuto dalla "fine del mondo", prima di essere eletto, ha proposto ai suoi confratelli cardinali una piccola riflessione. In essa egli dice che l'evangelizzazione è "la ragion d'essere della Chiesa... Evangelizzare implica zelo apostolico. Evangelizzare implica nella Chiesa la parresìa di uscire da se stessa. La Chiesa è chiamata a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali: quelle del mistero del peccato, del dolore, dell'ingiustizia, quelle dell'ignoranza e dell'indifferenza religiosa, quelle del pensiero, quelle di ogni forma di miseria". E ha aggiunto: "Quando la Chiesa non esce da se stessa per evangelizzare, diviene autoreferenziale e allora si ammala (si pensi alla donna curva su se stessa del Vangelo). I mali che, nel trascorrere del tempo, affliggono le istituzioni ecclesiastiche hanno una radice nell'autoreferenzialità". Anche papa Francesco, come Benedetto, esorta la Chiesa (e il Pime) a non piegarsi su se stessi, ma a guardare di più a Chi abita la nostra vita, unica e sicura base di ottimismo. Dalla riflessione e dalla preghiera su questi "segni dei tempi" verranno anche indicazioni per la missione che svolgiamo con AsiaNews, perché sia uno strumento sempre più incisivo a far crescere la simpatia verso la Chiesa "maestra di umanità" e ad appassionare alla missione in Asia tutte le Chiese del mondo. Cari amici, accompagnateci in questo impegno con la preghiera. |
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