3 dicembre, Casa Madre, Milano - Solennità di San Francesco Saverio. La celebrazione è marcata con la presenza di tutta la nuova Direzione Generale e con i numerosi padri del PIME che erano presenti affidandosi alla intercessione del fondatore Mons. Angelo Ramazzoti. Durante la celebrazione due membri dell’ALP Massimo e Diana, hanno pronunciato il loro “Eccomi” per partire in missione. Massimo e Diana sono destinati in Papua Nuova Guinea e hanno ricevuto il crocefisso missionario dalle mani di P. Ferrucio Brambillasca, il Superiore Generale del PIME. Durante l’Omelia, P. Brambillasca, inizia la sua omelia con l’intervista di un gesuita che paragona papa Francesco a San Francesco Saverio il primo gesuita e il primo missionario in Giappone. Egli lo paragona così perché, San Francesco fa un gesto rivoluzionario di far entrare nella compagnia di gesuiti, un giapponese, Lorenzo che per sé è vecchio, cieco e non conosce lo spagnolo. Questo non era consentito ed è rivoluzionario e anche papa Francesco al conto suo fa i cambiamenti che nessuno abbia mai pensato. San Francesco ha saputo collocare, valorizzare e usare i doni delle persone. Citando la vita di San Francesco, P. Brambillasca ha evidenziato la necessita di collaborare con le persone della missione e non di fare i protagonisti della missione. Il Superiore Generale ha narrato che nella sua missione in India e in Giappone, i paesi dove San Francesco ha vissuto la sua vita missionaria, ha sentito nelle conferenze e nei dibattiti che San Francesco avevo un metodo di fare la missione. “Sia in India che in Giappone San Francesco si è inserito pienamente nella cultura e nella missione”. Ha affermato che ha vissuto 500 anni fa ha da insegnarci ‘dove andare…cosa fare…cosa studiare…come inserire in cultura e insomma avere un metodo’. Ha esorto insieme con papa Francesco di rispettare e approfondire la conoscenza della missione e tradurre il Vangelo nella vita della terra. Verso la fine ha invitati a tutti presenti di riflettere e dice: “oggi anche noi, di fronte a questo gran santo missionario, non possiamo rimanere passivi, e siamo chiamati a scoprire l’essenza della nostra vocazione missionaria in un mondo che cambia ma ha bisogno più che mai dell’annuncio del Vangelo”. Conclude la sua omelia enfatizzando la preziosità della presenza di un missionario anche se è vecchio o malato perfino senza riuscire parlare e cita l’esempio di un ateo giapponese che si era convertito da un vecchio missionario in ospedale: “Che cosa ha detto o fatto questo missionario anziano, ormai alla sera della sua vita? Niente!!! Non riesce parlare neanche! Ma la sua pazienza e il suo essere ha interpellato misteriosamente questo ateo!” Anand Talluri III Teologia |
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Gennaio 2023
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